sabato 5 febbraio 2011

Perco, perdes

Tutti perdiamo qualcosa. Quello che non perdiamo mai è la coscienza di perdere qualcosa costantemente. Uno perde l'amore e la speranza momentaneamente, si perdono le persone care in modo più o meno permanente, e si perdono anche ombrelli e in maniera permanente. Ci sono gli oggetti che si nascondono, fino a quando ti rendi conto che se ne sono andati, hanno fatto fagotto e non li rivedrai, anche se frughi cento volte nella stessa tasca. Più di una volta capita di perdere qualcosa e non rimpiangerla. Significa che non l'abbiamo persa, ma l'abbiamo solamente tolta di mezzo perché ingombrante e inutile. 
Nel momento della perdita e in tutti quelli immediatamente successivi, può venire incontro la capacità di impersonificazione. Non solo negli altri, ma nel nostro io futuro. Rivolgiamo l'attenzione ai nostri ii passati, a riprova: guardiamoli nelle foto, leggiamoli nei diari, li sentiremo ridicoli, attempati, ci faranno tenerezza, come un bambino, o come qualcuno che non sa ancora niente. Saremo sicuri che quelli non siamo noi. Noi siamo già un io passato, adesso. Focalizzare sé stessi già nel momento in cui avremo superato una perdita, ajuta a semplificare e a ridurre il proprio io attuale, a minimizzare certi moti dell'anima che ci sembrano enormi e che ci fanno patire. Entrare nel capo di qualcun altro diverso da noi, allo stesso modo, ci distanzia dalla mutilazione, perché quest'altro non ha alcun bisogno di avere quello che abbiamo perso, e noi non abbiamo bisogno di ritrovare ciò che ha perso lui.

1 commento:

Anonimo ha detto...

Parigi val bene un Ipod.