giovedì 29 luglio 2010

La figlia del casellante

La casetta del casellante è accanto ai binari di metallo, ai piedi di una montagna così ripida che solo qualche albero speciale può arrivare a posarsi là, gattonando, afferrandosi con sue radici affilate, aggrappandosi alle zolle di terra fino ad arrivare in cima.
La casetta di legno sconquassata per via delle scosse costanti e dei rumori.
La casetta piccola in un terrapieno di venti metri accanto a tre binari.
Lì vive il casellante con sua moglie, contemplando il passaggio dei treni carichi di fantasmi che vanno di città in città. Centinaia di treni, treni dal nord al sud e treni dal sud al nord. Tutti i giorni, tutte le settimane, tutto l’anno. Migliaia di treni con milioni di fantasmi, che fanno scricchiolare le ossa della montagna.

mercoledì 28 luglio 2010

Risata concreta e soffocata (a forma di mbuto)



AHAHAHA!!!
AHAHA!!
AHA!
AH...
A..
a.
.


Traduzione in castigliano, a forma di rastrello da spiaggia e con finale a rantolo grattato:


JAJAJAJA!!!
JAJAJ!!
JAJ!
JA...
J..
j.
.

Lettera ad Hans Arp

In attesa della revisione della traduzione completa delle tre novelle esemplari di cui parla Huidobro in questa lettera ad Hans Arp, pare giusto pubblicare la lettera medesima. I due amici scrissero le opere in collaborazione; in esse si respira il cubismo un po' stantio, il surrealismo già abusato e anche un po' di Dada - datato. Ma meritano di essere lette lo stesso.

martedì 27 luglio 2010

herberto hélder




il celacanto
Tra gli ittiologi di questa città si racconta la storia di KZ, funzionario del ministero delle finanze, sposato, 54 anni. È una storia che sbaraglia ogni legge, ostacolando tutti quei tentativi che un uomo fa quando fornisce la versione completa di un potenziale biografico e il suo sviluppo. Per il ministero ciò potrebbe provocare uno scandalo, screditando il principio secondo il quale un funzionario funziona. E le famiglie lo sanno: un capofamiglia percorre tutti i cammini della responsabilità fino a cadere di capo in un fosso, sull’altra sponda, e rimane in contemplazione là in basso, e infine lo specchio di tutti i misteri si svela. Esiste tutta una serie di punti che, se umanamente visibile, coincide nella supposizione secondo la quale un carattere e il suo sviluppo, ovvero una vita, si esprimono nel tempo e nello spazio su di una linea perentoria, retta. Ma nelle considerazioni si include, per evidenziarne la coerenza, non un così detto punto di vista, bensì una certa emozione ittiologica, introducendo così, nel corpo chiuso della vita, un elemento inatteso che sconvolge ogni simmetria. Si tratta della pazzia ittiologica. Un ittiologo non agisce dentro le regole, si fonda fuori da esse, in questa emozione peculiare, emozione che unisce complessità e perplessità, visioni, decentramenti, cose ambigue o semplici – un’astuzia inapprensibile: uno stile antipode. Gli ittiologi comprendono il destino di KZ: rabbrividiscono all’idea della folgorazione che, a 54 anni, ha fatto visita al funzionario delle finanze. In questa comprensione c’è un po’ della giustificazione che loro stessi cercano, e l’eccitazione di rendersi conto che un’avventura ha bisogno di trovare i giusti presupposti. Il destino di KZ merita quindi un emblematico posto d’onore: l’esemplarità.

domenica 18 luglio 2010

Dopo trenta giorni, è ancora morto come il primo.

Nel trigesimo della scomparsa del caro

José

i lettori più stretti vogliono ricordare la scarsa affabilità dell'uomo,
la sua pervicace mancanza di fede,
il suo materialismo storico,
la propensione all'iberismo e al paniberismo,
l'impenetrabilità della sua scrittura e la confusione del suo parlato.

mercoledì 7 luglio 2010

Segni (Le carte perdute a terra)

(Canzone trionfale)


Non c'è cosa più romantica,
più simbolica
più iperbolica,
più imperiosa,
più dolorosa,
più dolente,
più notata,
più nuotata,
più annotata,
più scala musicale,
più strumento musicale,
più qualsiasi strumento musicale,
nuotata affogata nel vino di un bar di una bisca di una bisca clandestina.

domenica 4 luglio 2010

Perchè penZare e pensare non sono la stessa cosa

Oramai sono abituato all'idea che penZo: la stessa parola non riesco ad immaginarla scritta diversamente, con grave pregiudizio della correttezza grammaticale - a volte vituperata, altre invocata - che è socialmente accettata.