domenica 18 luglio 2010

Dopo trenta giorni, è ancora morto come il primo.

Nel trigesimo della scomparsa del caro

José

i lettori più stretti vogliono ricordare la scarsa affabilità dell'uomo,
la sua pervicace mancanza di fede,
il suo materialismo storico,
la propensione all'iberismo e al paniberismo,
l'impenetrabilità della sua scrittura e la confusione del suo parlato.


I suoi lettori più stretti vogliono ringraziare tutti coloro che si sono affiancati nel dolore della scomparsa,
tra cui nostra Romana Cattolica Romanica,
Apostolica,
Apostatica Chiesa Categorica,
attraverso il suo organ-ismo ufficiale.

I lettori e le lettrici sanno per certo che qualunque critica all'uomo non è una critica all'opera.
I lettori e le lettrici di questo secolo sanno
che l'uomo era meno bestiale di quello che si dice, morto lui, di lui.
L'opera dell'uomo è così luminosa che se non ci ha reso ciechi
è perchè sanno bene,
lett(o)ri(C),
che non si legge con le tavole della legge sottomano.

In attesa che l'Index Libbbrorum censura volga,
leggete, voi ch'avete occhi.

1 commento:

NêZ ha detto...

"Quando Joana Carda segnò il suolo con il suo bastone d'olmo, tutti i cani di Cerbère cominciarono a latrare, seminando panico e terrore fra gli abitanti, visto che da tempi remoti si credeva che quando in quel luogo i canidi, che erano sempre stati muti, avessero cominciato a latrare, tutto l'universo sarebbe stato sul punto di estinguersi."

Incipit de "La zattera di pietra", traduzione di R. Desti [disoccupata]

Ciao José!