martedì 7 dicembre 2010

Sentimentalismi presenti

Il Futurismo è vecchio parlava di un futuro che è il presente
Quindi sono per l'introduzione del nuovo concetto del Presentismo, già Futurismo passatista (e peraltro pertinente al clima dei presenti natalizi).
Secondo la teoria presentista non celebro un cavolo
Non il futuro roboante e falso che tutti hanno in mente che è il presente come ho già detto e per celebrare il futuro dovrei forse istituire un Neofuturismo? Ma perpiacere
Né il passato che è passato pure in analisi grammaticale
Celebro questo e questo e questo momento in una serie di ding che nascono e muojono e vi dico che

VI AMO

Germano

domenica 28 novembre 2010

Le coq sportif

Anzi no, mi pento di scriver cazzate, bottega non si chiude.
Racconto di stasera che c'era la cena della frazione nell'area al chiuso che il Comune ha disposto all'interno dei giardinetti pubblici (e siamo in campagna. Ma cosa vuoi! Ci sentiamo cittadini).
Bene, aaahh. L'atmosfera ruspante: non si dice niente eppure sei completamente te stesso
Non mi divertivo così dalla vendemmia in Portogallo, pensare che non volevo andarci
Beh e che c'era... cinghiale... polenta... vino... dolci... vecchini

Poi s'è giocato al Mercante in fiera e anche lì non mi sono di certo fatta mettere i piedi in testa, mi piace vincere facile Bonci bonci bo bo bon, dopo aver speso 25 euro e 50 in aste ho vinto un salame.
Ma al secondo giro come primo premio c'era un cappone.

Un cappone VIVO

Cappone vivo
E non me l'aspettavo
L'hanno estratto dalla scatola come coniglio dal cilindro: pur egli era bianco in effetti.
Non ha pigolato, ha comunque mantenuto un atteggiamento dignitoso mentre faceva frizzare la paglia dalle ali. Gli ho voluto bene. Menomale che non l'ho vinto, me lo sarei messo in camera, rendendola in stile un po' anteguerra. Sarebbe vissuto ma poi qui non ci sto mai chissà chi gli avrebbe dato da mangiare. Sarebbe morto di stenti.

Ding ding - Rebajas

Gli appelli sembrano non aver sortito l'effetto desiderato

Qui se va avanti così tocca chiudere bottega e distribuire i volantini della liquidazione totale.

martedì 16 novembre 2010

Obbedisco

"[…] e pubblica qualcosa sul blog sennò muore." *
* da una mail.

Lentamente muore un blog se non si pubblica niente.
Lentamente muore chi non si rivede.
Lentamente si rivede chi non muore.

Un Ding nel Silenzio, sono io che ti parlo:
RIVIVISCI!

Ancora non sono spenti i tuoi ardori grammaticali, i tuoi voli pindarici verso il manto di cane! Puoi tuttora parodiare incontri pomeridiani con gli amici dei genitori, e far provare invidia al mondo di chi ne sta fuori.
Pensare o PenZare ci devo pensZare, tutta Italia ha dubbi, il contatore ci fa schizzare!
Se ne andassero a cagare sta massa di allocchi, che noi moribondi saremo pure, ma moribondi coi fiocchi! Ché se si vuole citare si cita, e se si vuole Citare si Cita. 
Io a volte anche Tarzan.

martedì 12 ottobre 2010

Grammatica italiana

Un discorso sulle forme verbali nell'Italia moderna che coinvolga sia la società in cui ci rappresentiamo sia due regoline grammaticali sull'uso attivo del participio presente e quello passivo del participio passato. Attivo perchè dà, passivo perché le/lo prende.

sabato 9 ottobre 2010

In forma

Mi danno fastidio un sacco di cose, e mi dà fastidio soprattutto minimizzare le relazioni con gli altri. Non si può mica tirar via, a prescindere da cosa possa far piacere o no: la cortesia non stroppia. Semmai è la dimenticanza e l'imprecisione a far aumentare le tensioni cosmiche.

La forma esiste con o senza sostanza; se è vuota basta per sé; se c'è la sostanza la forma serve a ricordarne l'entità.
La forma non è inutile, a volte è sì  ingannevole perché suggerisce una sostanza inesistente, ma riassume cosa contiene, se contiene qualcosa.
La mancanza di forma ben peggio invece suggerisce il presunto nulla al suo interno: questo è il dato oggettivo che si evince.

La forma ha forma di per sé, ma la sostanza ha bisogno di una forma per esistere. Non dimentichiamolo.


L'importante è esse' contenti.

mercoledì 29 settembre 2010

PAURA DELL'ADDIO

- Mi sarebbe piaciuto incontrarti più tardi
- Mi sarebbe piaciuto capire prima che avresti voluto incontrarmi più tardi

E io non piango più
E trovo la forza per ridere
Ho un'ingenuità pura
Uno spirito di sacrificio
Una vita solitaria

Le parole, certe volte
mi fanno schifo.

martedì 28 settembre 2010

La Creazione

La Creazione
(poetica dichiarazione di poetica)


Rompere le vene come rompere la logica
liberare la sostanza || tagliare ogni legame
ogni filo come i fili del telefono
(per esempio tagliare tutte le comunicazioni del mondo)

vedere il mondo con occhi nuovi
oggetti nuovi
reiterare oggetti d’oggi
sconvolgere oggetti tuoni
vedere oggetti con occhi nuovi

scrivere mille lettere senza alcuna parola
mangiare le parole come un piatto di verdura
suonare verdura come orchestre di violini
bruciare violini come foreste d’estate
leggere foreste come qualsiasi novella
volare novelle come sugli aeroplani
pregare aeroplani come nei santuari
cantare santuari come belle canzoni
annaffiare canzoni come tristi gerani
ballare gerani come sfrenate mazurke
gridare mazurke come disperazione
cucire disperazione come lenzuola

ricucire ogni lenzuola
tutte le disperazioni del mondo
che sono tutte le disparate disperazioni

dissipazioni
dissociazioni
dittongazioni
districazioni
disticanzoni
distilezioni
distisezioni
distimenzioni

e dimensioni o diramazioni

trovare ogni parola che non era parola
e ogni parola che era parola farla nuova parola
e nuove frasi e nessun legame
- o un tegame? -
fare di ogni cosa cosa fatta cosa creata
ripensare ogni schema
con innesti
come alcuno aldue altre alquattro alcinque alsei
per poi pensare

alle ardue salite
ad altri concetti
al quadro in cucina
ad alci in quel nord
ai venti alisei
in tutti i momenti
o anche alle sette e alle otto

e non c’è tempo da perdere.

domenica 26 settembre 2010

Gli amici dei miei: puntata sull'avarizia.

Gli amici dei miei
Vengono al museo con i cugini di Como
Vogliono la visita guidata
E lo sconto
Perché sono amici dei miei.
Gliel'ho spiegato cento volte
Che non sono una guida
Sono una bigliettaja
Non ci credono
Perché la guida fa più fico.
Gli amici dei miei credono di trovare in me un'alleata
Illustrando le bellezze del posto alla famiglia
Invece li tratto come comuni mortali:
Ci rimangon male.
Quello che ancora non hanno capito
È che i loro sguardi in cerca di indulgenza non mi fan pietà
E che sono amici dei miei
Non i miei.

sabato 25 settembre 2010

Brevi intense e infinite passioni

BREVI INTENSE E INFINITE PASSIONI
di Giulio Beligni*

Ti ho scelto
sfiorandoti con le dita
Gesto leggero fugace e istintivo
Unghie per averti
ma poi sei stata mia
e le mie labbra ti hanno accolto
in un sospiro di piacere

venerdì 24 settembre 2010

Visione (Sogno del Cesso)

Intanto, un gruppo di amici attende all’uscita del centro commerciale che uno di loro finisca in bagno. Dentro, lo cercava senza capire in che bagno si fosse cacciato. Aveva già provato a chiamarlo in vari, ma sempre senza risultato, e sempre tutti occupati o tutti vuoti. Fu in questo dove si trova ora che ebbe la visione. Da sotto le porte di ognuno dei numerosi cessi, adesso più numerosi che mai, sbucavano gonne multicolorate nemmeno poi tanto sfavillanti; una di fiori rosei, un’altra più verde, ora più blu, e molte altre fantasie di tutti i colori e nere da diapositiva positiva. Un giallo, in contrasto con quel profondissimo nero, in una che le rimase impressa anche nei giorni successivi. La cosa che più appariva come strana, in quelle gonnelle, era che nessuna pareva essere stata calata dalle cosce proprietarie.

Casa mia (2009)

giovedì 23 settembre 2010

La folle filastrocca

La Folle Filastrocca
(o tautogramma del Folletto)


Fra Folate di vento
e Fruscio di Frasche
all'ombra di un Frassino
un Furbo Folletto
Folleggiava
Fra le Foglie e il Falasco
Fendendo con la Falce
le Folte Foglie di una Felce
dal Fibroso Fusto.

giovedì 16 settembre 2010

SULL'ACCADEMIA

(dal Manifesto del Ding, ora che inizia l'anno scolastico)

SULL'ACCADEMIA


Ci sembra opportuno iniziare dalla scomposizione voire vivisezione del termine: H / dé / mia: Acca - da non capire un'acca -, dé (intercalare livornese), mia, la vita e le scelte. Fuori di qui gli ampollosi, i capelli brizzolati, la sciarpina di cachemere (che tanto ricorda il cauchemar) adagiata sul collo preferibilmente color panna (la sciarpina, non il collo) la montatura tonda degli occhiali.
Detto questo è giunta l'ora di annunciare agli accademici che:

Nella casa di Tom Bombadil

"Buon giorno, gioiosi amici!", esclamò Tom, spalancando la finestra a oriente. L'aria che inondò la stanza era fresca e odorava di pioggia. "Credo proprio che il sole non si farà vivo, oggi. Ho passeggiato a lungo, saltellando sin dall'alba grigia sulle sommità delle colline, annusando l'aria e il vento, e l'erba era umida sotto i miei piedi, umido il cielo sulla mia testa. Ho svegliato Baccador cantando sotto la sua finestra, ma non c'è niente che riesca a destare gli Hobbit la mattina presto. Di notte sussultano nel buio e si addormentano quando ormai è arrivata la luce! Suona un ding dillo! Svegliatevi ora, miei allegri amici! Dimenticate i rumori notturni! Suona un ding dillo del! Dillo del, miei cari! Se vi affrettate troverete la colazione che vi attende sulla tavola. Ma se arrivate tardi, avrete solo erba e pioggia!"

J.R.R. Tolkien

Anch'io voglio parlare come Tom Bombadil. 
Ma che dico! Già lo faccio. 
Ding dillo del, miei cari!

Ma anche:

"Ehi dol! Bel dol! Suona un dong dillo!
Suona un dong! Salta ancor! Salice bal billo!
Tom Bom, bel Tom, Tom Bombadillo!"
Evidentemente il povero Tom Bombadil era un personaggio troppo imbarazzante per la versione cinematografica da colossal, ed è stato impietosamente depennato.
Invece devo dire che io lo stimo moltissimo.

venerdì 10 settembre 2010

CANI MARINAI da OS PASSOS EM VOLTA di Herberto Hélder

C’era un cane che aveva un marinaio. Il cane chiese a sua moglie, che cosa ci posso fare con un marinaio? Lo mettiamo di guardia in giardino, rispose lei. Non si può lasciare un marinaio libero in giardino, è troppo vicino al mare. Un marinaio è una creatura derivata, un suffisso, è necessario fare attenzione all’elemento base: il radicale mare.

Ding de dingue (post che prelude)

Si potrebbe molto sensatamente pensare che non il ding sia l'antifona di qualcosa di successivo, magari più importante e più sonoro; di un più sonoro dong, o che legandosi le gutturali ne riesca un din(g)don(g)dan(g)||

E ancor più con senso, e le persone di maggior sensibilità ancora prima delle altre, riuscire a comporre sopra il Ding (quello maiuscolo) intere sinfonie di significati. E poi chiedersi cosa cambi tra senso e significato, e se il primo è davvero la chiave del secondo.

sabato 14 agosto 2010

BAU BAU: BAUDELAIRE-BAUSTELLE

Serpins, Portugal, 11 Agosto 2010

Note sparse sulla musica cantautoriale italiana.
Germano dei Prati



172. Baudelaire è una canzone dei Baustelle che tratta del tema della morte, e della vita che vede la morte, e della morte nella vita e la vita nella morte. E dell’arte, soprattutto, della poesia e ancora una volta della morte come sacrificio artistico, l’atto estremo attraverso il quale si cerca di attingere l’arte pura non riuscendo più a dare un senso all’arte e alla vita, ovvero all’arte nella vita e alla vita nell’arte.

martedì 10 agosto 2010

TEORIA DEI COLORI Herberto Hélder










C’era una volta un pittore che aveva un acquario con un pesce rosso. Il pesce viveva tranquillo in compagnia del suo colore rosso, ma un giorno iniziò a diventare nero, una macchia nera sotto il suo colore naturale. La macchia si espandeva, cresceva sempre più impadronendosi di tutto il pesce. Fuori dall’acquario il pittore assisteva sorpreso alla comparsa del nuovo pesce.
L’artista aveva un problema, era obbligato a interrompere la pittura del quadro quando arrivava al rosso del pesce, non sapeva che farsene del colore nero che ora questo rivelava. Gli elementi del problema erano costituiti dall’osservazione del fenomeno e si presentavano nel seguente ordine: pesce, rosso, pittore – essendo il rosso il collegamento tra il pesce e il quadro attraverso il pittore. Il nero costituiva un’insidia per il reale e aveva aperto un baratro nella fedeltà primitiva del pittore.

domenica 8 agosto 2010

INVIDIA


Guardavo l’immobilità delle cose attraverso uno specchio d’acqua
Guardavo il fluire dell’acqua attraverso la fissità delle cose
Sentivo il vento e non lo vedevo
Sentivo il calore del sole e non guardavo
Mi servirebbero un paio d’occhiali scuri
Un cannocchiale per vedere vicino il lontano
E il vicino da lontano

sabato 7 agosto 2010

Gli studi statistici

In palazzi appositamente deputati venivano fatti tutti gli esperimenti sulla probabilità. Ci si era resi conto, col tempo, che la statistica non possedeva null’altro che quella pur solidissima base teorica, ma non poteva offrire quei riscontri pratici che servivano in quella società basata sul lavoro; e al fine di combattere gli scettici per natura, quei dubbiosi che dal tanto dubitare alla fine si convincono dell’improbabilità di molte cose solo per diffidenza, e ne fanno una verità assoluta che tanto disturba gli statistici – se così vogliamo chiamarli - e poco gli statisti, si era organizzata una struttura preposta alla verifica empirica di tutti i paragoni statistici che erano stati usati nei secoli precedenti per fornire l’esatto termine di misura per ogni previsione, garantendo il minor margine di errore possibile: anzi, si arrivò a sostenere che, nel giro di pochi anni, grazie al sistema intrapreso nelle dimostrazioni, si sarebbe con certezza arrivati ad un vero e proprio registro di tutti i paragoni possibili.

mercoledì 4 agosto 2010

Appunti di Germano: Aspetti cronologici della traduzione (1985)

6.
Quando studiavamo letteratura comparata, mi insegnarono che la traduzione era il mezzo testuale attraverso il quale il testo originale veniva trasposto in un'altra lingua; i professori, all'Università, insistevano però con quei discorsi volti ad un unico scopo, ovvero sbolognare l'idea che non si tratta di un semplice trasferimento di idee, ma di un processo di modifica del sistema culturale in cui l'opera arriva, tradotta e contenta. Io non ci ho mai creduto, vedendo tra traduzione e opera un rapporto meno stretto di quanto ne avessero, ciascuna per conto proprio, con l'insieme di significati che il lettore ricavava, ancora per conto proprio, da ciascuna.

lunedì 2 agosto 2010

Poema dadaísta (1923)

Questo signore, che è Pedro Salinas, ha pure insegnato per alcuni anni alla Sorbona. Ha anche curato la traduzione spagnola della Recherche.

giovedì 29 luglio 2010

La figlia del casellante

La casetta del casellante è accanto ai binari di metallo, ai piedi di una montagna così ripida che solo qualche albero speciale può arrivare a posarsi là, gattonando, afferrandosi con sue radici affilate, aggrappandosi alle zolle di terra fino ad arrivare in cima.
La casetta di legno sconquassata per via delle scosse costanti e dei rumori.
La casetta piccola in un terrapieno di venti metri accanto a tre binari.
Lì vive il casellante con sua moglie, contemplando il passaggio dei treni carichi di fantasmi che vanno di città in città. Centinaia di treni, treni dal nord al sud e treni dal sud al nord. Tutti i giorni, tutte le settimane, tutto l’anno. Migliaia di treni con milioni di fantasmi, che fanno scricchiolare le ossa della montagna.

mercoledì 28 luglio 2010

Risata concreta e soffocata (a forma di mbuto)



AHAHAHA!!!
AHAHA!!
AHA!
AH...
A..
a.
.


Traduzione in castigliano, a forma di rastrello da spiaggia e con finale a rantolo grattato:


JAJAJAJA!!!
JAJAJ!!
JAJ!
JA...
J..
j.
.

Lettera ad Hans Arp

In attesa della revisione della traduzione completa delle tre novelle esemplari di cui parla Huidobro in questa lettera ad Hans Arp, pare giusto pubblicare la lettera medesima. I due amici scrissero le opere in collaborazione; in esse si respira il cubismo un po' stantio, il surrealismo già abusato e anche un po' di Dada - datato. Ma meritano di essere lette lo stesso.

martedì 27 luglio 2010

herberto hélder




il celacanto
Tra gli ittiologi di questa città si racconta la storia di KZ, funzionario del ministero delle finanze, sposato, 54 anni. È una storia che sbaraglia ogni legge, ostacolando tutti quei tentativi che un uomo fa quando fornisce la versione completa di un potenziale biografico e il suo sviluppo. Per il ministero ciò potrebbe provocare uno scandalo, screditando il principio secondo il quale un funzionario funziona. E le famiglie lo sanno: un capofamiglia percorre tutti i cammini della responsabilità fino a cadere di capo in un fosso, sull’altra sponda, e rimane in contemplazione là in basso, e infine lo specchio di tutti i misteri si svela. Esiste tutta una serie di punti che, se umanamente visibile, coincide nella supposizione secondo la quale un carattere e il suo sviluppo, ovvero una vita, si esprimono nel tempo e nello spazio su di una linea perentoria, retta. Ma nelle considerazioni si include, per evidenziarne la coerenza, non un così detto punto di vista, bensì una certa emozione ittiologica, introducendo così, nel corpo chiuso della vita, un elemento inatteso che sconvolge ogni simmetria. Si tratta della pazzia ittiologica. Un ittiologo non agisce dentro le regole, si fonda fuori da esse, in questa emozione peculiare, emozione che unisce complessità e perplessità, visioni, decentramenti, cose ambigue o semplici – un’astuzia inapprensibile: uno stile antipode. Gli ittiologi comprendono il destino di KZ: rabbrividiscono all’idea della folgorazione che, a 54 anni, ha fatto visita al funzionario delle finanze. In questa comprensione c’è un po’ della giustificazione che loro stessi cercano, e l’eccitazione di rendersi conto che un’avventura ha bisogno di trovare i giusti presupposti. Il destino di KZ merita quindi un emblematico posto d’onore: l’esemplarità.

domenica 18 luglio 2010

Dopo trenta giorni, è ancora morto come il primo.

Nel trigesimo della scomparsa del caro

José

i lettori più stretti vogliono ricordare la scarsa affabilità dell'uomo,
la sua pervicace mancanza di fede,
il suo materialismo storico,
la propensione all'iberismo e al paniberismo,
l'impenetrabilità della sua scrittura e la confusione del suo parlato.

mercoledì 7 luglio 2010

Segni (Le carte perdute a terra)

(Canzone trionfale)


Non c'è cosa più romantica,
più simbolica
più iperbolica,
più imperiosa,
più dolorosa,
più dolente,
più notata,
più nuotata,
più annotata,
più scala musicale,
più strumento musicale,
più qualsiasi strumento musicale,
nuotata affogata nel vino di un bar di una bisca di una bisca clandestina.

domenica 4 luglio 2010

Perchè penZare e pensare non sono la stessa cosa

Oramai sono abituato all'idea che penZo: la stessa parola non riesco ad immaginarla scritta diversamente, con grave pregiudizio della correttezza grammaticale - a volte vituperata, altre invocata - che è socialmente accettata.

mercoledì 30 giugno 2010

Opera #1: Esperimento di accartocciamento di opera letteraria

1) Trattenersi in un ristorante di media fascia fin verso la fine del servizio del pranzo;

2) Comporre sulle tovagliette di carta versetti creativi, p.e. che iterano titoli noti di opere minori:

"Fazzoletto Rosso"
"La belva addormentata nel bosco"
"La maiala e la formica"
"I tre cardellini"
"Il gatto con i pedali"
"El golpe y la uva"
etc.

martedì 22 giugno 2010

La mère de la mère de la mer c'est la grand-mer

Un vers en verre vert
Vit sa vie auprès d'une vis
La vis vit avec ses p'tits yeux gris
Vernis
Le vers qui chantait des vers
Dans le vent sous le auvent
En buvant du bon vin blanc
En grignotant des vols-au-vent
C'est le ton
De Breton
La chanson
De la vis qu'à son avis ne peut pas vivre sa vie.
Ni le peut le pauvre vers en verre vert
Il se plaignait sur la pelouse verte
Car étant en verre ne se verra jamais
- Au moins qu'il ne se reflète.

lunedì 21 giugno 2010

Coppie Minime

Elenco minimo di coppie minime:
  • belato/gelato
"Cos'è?"
"Beh, è un gelato"
  • big/bag/bug
"A very very big bag with a bug"

  • boia/soia
"La nuova frontiera dell'omicidio dicendo "no" al colesterolo"
  • borsa/corsa
"Al ladro!"
  • cena/cana
"Le nozze di Cana furono proprio una bella cena"
  • fàtica/natica
- "Pronto, allora mi ci vai te a comprarlo?"
- "E una fettina di culo la vuoi?"
  • feci/veci
"Nel parlato, la cacca fa le veci delle feci"
  • Girella/Mirella
"Possibili compagne di merende"
  • Mandela/candela
"In occasione dei Mondiali 2010, accensione di ceri votivi"
  • Osservatore Romano/Romeno
"Un romeno leggeva l'Ossevatore Romano"
"Che vorresti dire?"
  • pastiglia/Bastiglia
"14 luglio, imperversa l'ecstasy nella Francia del XVIII secolo"
  • pato/peto
"Non ti dico i problemi intestinali di cui soffro, guarda, stitico, e a che livelli!"
  • pera/nera
"La pera è marcia: è la pe(co)ra nera"
  • pezze/pazze
"Si sono fatte quelle mèsch, ma non gli donano."
"Stanno male di capo, infatti!"
  • Razzia/Pazzia
"Hanno fatto man bassa, i soliti stolidi"
  • spacco/spasso
"Divertimenti alla Arancia Meccanica"
  • tetto/setto
"Otto sotto un tetto, nari sotto a un setto"

venerdì 18 giugno 2010

Cover

"[...] In questo senso non possiamo neanche escludere, una volta appurato il fatto che l'arte, la letteratura, insomma, queste forme espressive - voglio dire, non si può dire che una cantante che fa una cover di un'altro non vada bene o sia deprecabile; è un'artista, reinterpreta, fa sue istanze degli altri, ma c'è un esempio di creazione, in un senso - se si vuole, con le dovute cautele... quel senso di exemplum, di mostra, ehr, di mostrare le proprie capacità o il pensiero. Allora mi sono detto, pensavo, se si possa fare una specie di esperimento simile con un libro [...], un poema o una poesia, perchè se è vero che ci sono i riadattamenti che si alternano con le versioni integrali, penso a quelli per i bambini, non si sfugge dal peccato, dalla macchia, in questi riadattamenti, che guardano sempre al lettore, in pratica, al lettore al destinatario, in altre parole, anche... manca questo sentimento di interiore perfezione, ma perfezione non perchè è bello, eh, per la sua propria compiutezza; E invece una cover come quella che immagino guarda al suo interno, suo dell'opera, vi si muove, analizza le relazioni tra le cose, quelle presenti quelle che si rinvengono, poi le relaziona con l'Io che poi sarei io o chi per me facesse questa cosa, insomma un insieme di relazioni vecchie con un punto di partenza diverso, ma le stesse cose. Un punto di partenza che poi sarebbe un punto di definizione geometrico, della geometria degli spazi di queste relazioni; è dire: io non avrei niente a che vedere con te, come tutti, come tutti davvero, ma ti vedo e tra me e te si instaura un qualcosa, questa strana relazione artistica, e quello che io vorrei è che tu non solo mi dai qualcosa e io la ricevo passivamente, posso anche io cambiarti, rifarti [...] rifarti è farti nascere di nuovo, arricchita, Ultraopera, quasi a dire, consapevole di me-
[...]

domenica 13 giugno 2010

La Domenica alle sei - Poème en prose.


Giorno sospeso e assente, La Domenica. 
Finta festa acre e pesante, un piede nel passato, un altro nell'ignoto ahimé strapiombante. 
Ora mezzana, spira di vento al culmine di una settimana di sputi e lamento. 
Sono le sei, ché da mezzanotte si inziano a contare le ore del dì, se principiassero all'una sarebber le sette. 
Ma non è così, cangerebbe il nome e non la sostanza di un orario ameno che non è meriggio, né albeggio, né zenith tantomeno, a picco sui colli ignudi. 
La Domenica alle sei è sì inutile che la dimenticammo per un tempo, non perseguitemi voialtri se confesso che non me ne pento.

venerdì 11 giugno 2010

Los dibujitos de Pablito

Als das Kind Kind war, wußt es nicht, daß es Kind war
Il bambino quando era bambino, non sapeva di essere bambino
Peter Handke, Lied vom Kindsein

Il ritorno all'infanzia: molto improbabile. Non voglio dire impossibile, nel mondo c'è anche chi vince la lotteria, e noi manco a Win for Life!. Certo è molto difficile, un obiettivo utopico, ma comunque possibile.

venerdì 4 giugno 2010

Dingo, della famiglia dei canidi.

In fin dei conti mi chiedo se ci sarà mai qualcuno che realmente ci caghi stimi, ché se la gente capita qui solo perché non sa distinguere la differenza fra penzare e pensare (dati degli ingressi alla mano) si sta freschi.
Ma sì, in fondo è meglio così: ce la cantiamo senza suonarcela, la spiattelliamo senza un riscontro, come nelle più pie opere.
Dico bene?

Un ding nel silenzio, appunto.

giovedì 13 maggio 2010

Il Futurismo

di Vicente Huidobro*

Ed ecco che un bel giorno a quel signore di Marinetti è venuto in mente di proclamare una nuova scuola: Il Futurismo.

Nuova? No.

Prima di lui l’aveva proclamato un mallorchino, Gabriel Alomar, ammirabile poeta e sagace pensatore.

E prima di Alomar lo proclamò un americano, Armando Vasseur, il cui auguralismo non è altro, in fondo, che la teoria futurista.

Pertanto il futurismo è americano. In ognuno dei grandi canti di Vasseur vibra il clarino futurista, in ognuno brucia il fuoco di potenza, vigore e movimento strombazzato oggi da Marinetti.

Le dottrine del signor Marinetti, che è senza dubbio un grande poeta ed un abile prosatore, come dimostrano la sua Ode all’Automobile da corsa ed il suo vibrante manifesto, sono le seguenti**:

mercoledì 12 maggio 2010

La Poesia

di Vicente Huidobro*


Oltre alla significazione grammaticale del linguaggio, ne esiste un’altra, una significazione magica, che è l’unica che ci interessa. Uno è il linguaggio oggettivo di cui abbiamo bisogno per nominare le cose del mondo senza aggiungere altro alla loro qualità catalogante; l’altro rompe questa norma convenzionale e in esso le parole perdono la loro rappresentazione stretta per acquistarne un’altra più profonda e quasi circondata da una aura luminosa
che deve sollevare il lettore dal piano abituale e avvolgerlo in una atmosfera incantata.

In tutte le cose esiste una parola interiore, una parola latente che soggiace alla parola che le designa. È quella la parola che il poeta deve scoprire.

lunedì 10 maggio 2010

Non serviam

di Vicente Huidobro*


Ed ecco che un bel mattino, dopo una notte di splendidi sogni e delicati incubi, il poeta si alza ed urla alla madre Natura: Non serviam.


Con tutta la forza dei suoi polmoni, un eco traduttore ed ottimista ripete in lontananza: “Non ti servirò”.

La madre Natura stava per fulminare il giovane poeta ribelle, quando egli, levandosi il cappello e facendo un gesto spiritoso, esclamò: “Sei una incantevole vecchietta”.

Quel non serviam è rimasto impresso in un mattino della storia del mondo. Non era un grido capriccioso, non era un atto di ribellione superficiale. Era il risultato di tutta una evoluzione, la somma di molteplici esperienze.

sabato 8 maggio 2010

Manifesto Forse (Manifiesto Tal Vez)

di Vicente Huidobro*


Nessun cammino vero ed una poesia scettica di se stessa
.

Quindi? Bisogna sempre cercare.

I miei nervi, sparsi in brividi, senza chitarra e senza inquietudine, la cosa concepita tanto lontano dalla poesia, rubare la neve al polo e la pipa al marinaio.

Qualche giorno dopo me ne rendo conto: il polo era una perla per la mia cravatta.

E gli Esploratori?

Si erano trasformati in poeti e cantavano in piedi sulle onde versate.

E i Poeti? Si erano trasformati in esploratori e cercavano vetri in gola agli usignoli.

Ecco perché Poeta equivale a vagabondo senza occupazione attiva, e Vagabondo equivale a Poeta senza occupazione passiva.

giovedì 6 maggio 2010

Quello che dice Vicente

Nei prossimi giorni vi proporremo alcune traduzioni di testi di critica e poetica di Vicente Huidobro (di cui tempo fa abbiamo proposto una simpatica poesia creazionista), in preparazione all'interpretazione di alcuni testi folli - sempre dello stesso autore.

Visto che si tratta di critica, e di critica ben fatta, è superflua ogni altra interpretazione critica.

Riferimenti a date e contesti si trovano in calce ad ogni traduzione.

Le immagini abbinate sono di artisti che hanno potuto sviluppare un discorso artistico con il poeta sudamericano, o che comunque hanno lavorato in quegli stessi anni esprimendo soluzioni artistiche in sintonia con quelle di Huidobro.

Ovviamente i testi sono messi liberamente a disposizione, nelle loro traduzioni, per chiunque ne abbia bisogno; una citazione (non in giudizio) da chi ne faccia uso ci ripagherà dello sforzo.

mercoledì 5 maggio 2010

Cinque maggio - Aniversário una volta all'anno.








Fu fu fu. Siccome mobile,
nato il solar respiro,
dette la soglia al femore

torva di vanto ziro,
è sì rimossa, congenita
la serra al nunzio fa,
astuta trovando all'infima
spora dell'uom mortale;
ché dà al mondo una temibile
forma di sé annuale
la sua purulenta coltre
smangiucchiar farà.








E con questa auguro un buon compleanno a g.c., per fargli rabbia e per ringraziarlo dei pasticcini. Con tale gesto è pronto a correre a concorrere al concorso in corso Ghighi supremo dell'anno™

lunedì 3 maggio 2010

Non siiiimo realisti, per piacere.

Dalle note di Germano, rubate mentre era al bagno:

L'apprezzamento estetico e il pieno godimento dell'oggetto artistico sono per gli stolti quando c'è il realismo.

Dicono: questo non capisco cosa sia, perciò non capisco cosa sia. Poco basterebbe, come cambiare il primo sia con rappresenta; già in questo modo si riuscirebbe a capire che l'arte è rappresentazione della realtà e che come tale il realismo in essa non risponde a criteri necessariamente fotocopiatòri e ha la funzione di:

1) rapportare l'idea in opposizione/affinità con la materia e la realtà;
2) essere criterio di classificazione della finalità dell'autore, ove evidentemente presenti.

L'imitazione della realtà non è arte perfetta, nè il realismo è del resto imitazione della realtà.

Alcuni futuramente, perchè certo nel futuro si parla di noi, parleranno di noi come gente senza legge e grammatica italiana. Inoltre: il pittore più bravo che abbia quasi toccato con mano fa di tutto per ingannare l'occhio e creare l'illusone della realtà, non la sua copia. Questo è in contrasto con quanto detto finora, ma il pittore lo stimo come persona, per cui lo dico.

domenica 2 maggio 2010

Un senso ad una settimana

Un senso ad una settimana

Anche oggi è terminato
Devo dirlo, mi sono stancato
Non dirlo a me, amico mio,
sono stanca pure io.

venerdì 30 aprile 2010

Basta con gli indecisi - Anticonforme a destra

Va detto che è l'ora di dire basta a chi non sa decidere cosa sia l'arte contemporanea, sive l'arte dei nostri giorni.

Un suggerimento: lasciate da parte l'autorità. Verrebbe da dire smettete di studiare, tanto il canone si è perduto da tempo, perchè da tempo si è persa la coscienza sociale - collettiva; io per questo motivo, oltre che per affetto, faccio le cose in tre (chi fa in tre fa per sé più che da solo).
Qual è il senso di tanto affannarsi nel sapere quello che è successo prima per valutare quello che si fa oggi? Forse che si tratta di azioni/oggetti/opere meno vicini all'umano, più lontani dal divino, più veri o meno falsi, dice di sì.

domenica 25 aprile 2010

Che cosa vuole?

Dopo Pasqua, la Libera Azione
Cento giorni da peeecora, la domenica da leone.
Finalmente soli, è una giornata
Intensa, vissuta, logorata
Un momento di naturalezza
In un'ondata di svogliatezza.

Toc toc, chi è?
Sono la domenica alle sei
Non avevo niente da fare
Sono venuta a rompere le balle
Tanto per sdrammatizzare.

RivoluZio-NARI

Finalmente è arrivata la notte in cui pubblichiamo il Manifesto del Ding:

Il Manifesto del nostro pensiero
Il Manifesto del nostro pensare

Non si può dire nulla di migliore di quanto il Manifesto dica di sé stesso:

"La natura del nostro manifesto è indiscutibile e se il lettore è un essere penZante ne comprenderà appieno il motivo."

venerdì 23 aprile 2010

ANIMALI D'EUROPA - Bichos (1940) le bestie di Miguel Torga a puntate poco appuntate

MAGO (3)

Fuggì sui tetti, sconvolto. La luna sempre più bianca, là in alto, lo guardava sdegnato. La città, addormentata, sembrava un cimitero infinito. Dal campanile di una chiesa si udiva un cinguettio mal augurante.

Aveva giocato in quel duello i suoi resti di dignità. E aveva perso. D’ora in poi sarebbe stata solo umiliazione, senza speranze. Lui, che aveva tenuto tra le braccia il corpo debole e delicato di Boneca, lui, l’eletto di Moira-Negra, lui, il compagno delle notti di Hilário, lui, Mago, relegato definitivamente a un mondo di pantofole e tappeti! Privato, per il resto dei suoi giorni, di pensare anche alla semplice brezza di umida freschezza che ora passava attraverso le sue narici lasciando delle goccioline sui suoi baffi… Condannato per sempre all’afa del maledetto salotto della signora Sância! Destino malvagio! E tutto per colpa della vecchia… Se non fosse per lei, invece di andare là sciancato e a mancare sinistri, si troverebbe al Tinoco a guaire come tutti gli altri, dopo aver fatto a pezzi Zimbro… Invece, arrancava penosamente per quel cammino di disperazione, come un moribondo che dà l’ultimo addio alla vita… Misero destino! Vessato, vinto, colpito sul corpo e nell’anima… E tutto per colpa di quell’odiosa bigotta!

En

EN

El corazón del pájaro
El corazón que brilla en el pájaro
El corazón de la noche
La noche del pájaro
El pájaro del corazón de la noche

martedì 20 aprile 2010

ANIMALI D'EUROPA - Bichos (1940) le bestie di Miguel Torga a puntate poco appuntate

MAGO (2)

- E hai lasciato Faísca!...

- Io?

- Lei ora sta con Zimbro... si dice in giro. Ha pure avuto cinque piccoli da lui…

- Sono miei! Solo miei! Sangue del mio sangue!

Fandonie. Aveva davvero fatto una triste figura. Parole codarde… quella figliata era di Zimbro. Si notava pure. Avevano tutti quell’occhietto cisposo… Era proprio diventato un pigro, un infelice, anche se non lo ammetteva. Le coccole della signora Sância lo avevano fatto cadere in disgrazia. Ah, ma le cose sarebbero cambiate presto! Non ne poteva più di essere accarezzato. Poco tempo prima era andato dalla compagna, pronto a imporre la propria autorità.

La Fornace di Dario

Fatta eccezione per i luoghi comuni, difficilmente i luoghi si raccontano da soli; è necessario andarli a scovare.

Una fornace abbandonata è prima di tutto un luogo orfano, un relitto. Così come una nave che giace in fondo al mare, la vecchia fabbrica si nasconde allo sguardo, ma in senso lato poiché si manifesta ancora in tutta la sua mole e a differenza della carcassa marina si espone all’occhio umano, che reagisce il più delle volte con indifferenza o sdegno di fronte all’attuale inutilità della costruzione.

Una nave rimasta per secoli sul fondo del mare, inoltre, porta con sé un alone di mistero e, pur non custodendo un tesoro, l’enigma che la avvolge aiuta senz’ombra di dubbio ad alimentare anche la curiosità dei più disattenti. Come la maggior parte delle cose vecchie e inutili, invece, la fornace è stata consegnata all’inevitabile passare del tempo, è stata abbandonata, dimenticata. Eppure rimane là, ferma e immobile, disponibile allo sguardo. Si notano infatti i passaggi di tempo dentro all’edificio: scarpe, bottiglie, vestiti, addirittura un letto, dove forse qualcuno, dimenticato come la fornace, dorme ancora.


domenica 18 aprile 2010

ANIMALI D'EUROPA - Bichos (1940) le bestie di Miguel Torga a puntate poco appuntate

MAGO

Mago respirò a fondo. Dilatò le narici riempiendo il petto d’aria o di chiar di luna, non ne era certo, perché la notte era chiara come il giorno e immobile come una montagna. Ma, di frescura o di luce che fosse, quell’onda bevuta in un sorso lo inondò, facendo scorrere su tutto il suo corpo un fremito di nuova vita. Allora si stirò tutto, ritto sulle quattro zampe, incurvò la schiena rimanendo fermo così per qualche istante: solo muscoli, tendini e nervi, con le ossa che scricchiolavano dalla testa ai piedi. Accidenti, non ne poteva più! Quell’afa nella sala lo stava annientando. Lo lasciava senza forze, tonto, floscio e calduccio come la coperta di lana sulla quale dormiva. Certe volte si può toccare proprio il fondo! Ah, ma quel degrado doveva avere fine! La signora Maria da Glória Sância non poteva certo pensare che sarebbe stato disposto a lasciarsi stare per sempre su quelle gambe flosce da zitella. Ci mancherebbe altro! E, se aveva ancora qualche dubbio, che osservasse con attenzione ciò che stava succedendo in quel preciso momento: lei a russare sola, su quel morbido letto, mentre lui riempiva i suoi polmoni di ossigeno e libertà. Di sicuro avrebbe aspettato che si addormentasse e, solo allora, blandamente, sarebbe scivolato dalle sue braccia fin sul tappeto e dal tappeto per strada passando dalla porticina di cucina. È una questione di delicatezza, nient’altro. Perché, in fin dei conti, non c’era nessun motivo di fare le cose brutalmente, offendendo chi lo amava… Diavolo, è pur sempre la signora Maria Sância, colei che ha legato al suo collo un filo d’oro! Pensando bene era per questo e altro che era arrivato a quella bella situazione…

venerdì 16 aprile 2010

Ritorno alle origini

Ho trovato l'origine dell'espressione "Un ding nel silenzio", ieri sera. L'avevo del tutto dimenticata. Ecco lo stralcio da cui proviene, mi pareva giusto condividerlo, soprattutto con i miei cobloggher che se lo sono ritrovati già servito.

Aperitivo

Come preambulo a ciò che verrà è utile partire dall'antefatto. È necessario conoscere ciò che scrissi tempo tempo fa che ha poi fatto scaturire una miriade di discorsi, più o meno utili, più o meno ammalianti, più o meno divertenti.
Va precisato però che la spirale della follia giustificata solo dalla sua stessa esistenza non porta da nessuna parte, e chiudersi nel labirinto dei giochetti mentali senza filo di Arianna può essere dannoso...ma poi si trova sempre una via d'uscita.
Scrissi questo Manifesto a nome di un gruppo inesistente e completamente slegato a qualsiasi idea finale. Sentivo solo dentro di me un germe immaginativo che mi poneva quesiti e risoluzioni  del genere.

Basta indugiare adesso eccolo qua, alcuni già lo conoscono, godetevi ad ogni modo il

MANIFESTO DEL PENZIERO CON LA ZETA:
Inutile divagare sulla questione del pensiero in termini filosofici ed antropologici, in particolare perché questa è la sede in cui si parla di penZiero. Esistono varie ragioni per cui decidiamo di scrivere la parola con la Zeta. In primo luogo per provocare i grammatici più ortodossi e la nostra fossile Accademia della Crusca. Scrivere "pensiero" e le sue varianti ("penZare" e coniugaZioni) con la Zeta rappresenta per noi una provocaZione ed un atto di rottura con l'uso imperante e ormai ripetitivo della lingua italiana. Siamo a favore dell'idioletto, per restituire potere ai singoli parlanti in quanto ci opponiamo all'errore che diventa regola solo se diffuso. Al contrario l'immaginaZione del singolo si perderebbe nei meandri della folla, che nessuno sa poi cosa sia. Non vogliamo che tutti adottino la Zeta. vogliamo solo che venga diffusa l'idea della libertà di usarla. Un'altra ragione per cui desideriamo sostituire la esse con la Zeta nella parola pensiero è per sottolineare la differenZa del nostro penZiero. La gente pensa, o pensa di pensare, noi penZiamo, che è ben diverso. Una terZa ragione risiede nel richiamo di un giustiZiere messicano presente nell'immaginario collettivo: Zorro, la Volpe, il ribelle per eccellenZa, perseguitato dalle istituZioni che lo vogliono acchiappare (ma non ci riescono mai). Un po' per provocare i suoi inseguitori, tracciava una grande Zeta per segnalare il suo passaggio. Allo stesso modo, imbracciando la nostra stilografica, vogliamo lasciare un segno visibile del nostro passaggio. Infine, per avere una maggiore corrispondenZa fra il segno grafico ed il segno fonico /ts/, perché anche se è esse in realtà di Zeta si tratta e per dare voce alla carta scritta e stampata, ormai senZa perché non corrispondente a quella di un essere vivente, auspichiamo all'immediata sostituZione della esse con la Zeta. PenZateci. Z (NêZ, Piazza 
Il Campo, inverno 2007-2008)


giovedì 15 aprile 2010

REQUIEM POR UM CÃO (Requiem per un cane)

REQUIEM POR UM CÃO
(Ruy Belo, Transporte no tempo, 1973)

Cão que matinalmente farejavas a calçada
As ervas os calhaus os seixos e os paralelipípedos
Os restos de comida os restos de manhã
A chuva antes caída e convertida numa como que auréola da terra
Cão que isso farejavas cão que nada disso já farejas 

Foi um segundo súbito e ficaste ensanduichado 


Esborrachado comprimido e reduzido
Debaixo do rodado imperturbável do pesado camião
Que tinhas que não tens diz-mo ou ladra-mo
Ou utiliza então qualquer moderno meio de comunicação
Diz-me lá cão que faísca fugiu do teu olhar
Que falta nesse corpo afinal o mesmo corpo 

Só que embalado ou liofilizado?
Eras vivo e morreste nada mais teus donos
Se é que os tinhas sempre que de ti falavam 

Falavam no presente falam no passado agora 

Mudou alguma coisa de um momento para o outro
Coisa sem importância de maior para quem passa
Indiferente até ao halo da manhã de pensamento posto 

Em coisas práticas em coisas próximas
Cão que morreste tão caninamente
Cão que morreste e me fazes pensar parar até 


Que o polícia me diz que siga em frente 

Que se passou então?

Um simples cão que era e já não é

mercoledì 14 aprile 2010

I Passi Perduti - Relazione di un congresso - Parte IV

§4. È attualmente di dominio pubblico il fatto che i poteri dei ciechi eminenti provochino un grande disagio negli eretici e negli apolidi della Cultura. Questa la ragione della pietà universale, la ragione del turbamento, del timore e della cattiva considerazione con cui la generalità dei mortali li vede ascendere agli scranni della Saggezza. Questa la ragione, infine, del dispetto e delle ingiurie che gli proferiscono i sovversivi della Scuola e della Regola, molte volte in espressioni pubbliche e violente come quelle che usò un tale Ernesto Sabato, argentino e panflettario maledetto. Trascrivo: «La mia conclusione è ovvia: Continua a dominare il Principe delle Tenebre. E questo dominio si compie attraverso la Sacra Setta dei Ciechi.»

Que friki eres!

Scusate, ma l'Arial non lo potevo sopportare.

lunedì 12 aprile 2010

I Passi Perduti - Relazione di un congresso - Parte III

§3. È al di là delle mie possibilità un commento sulle materie che sono state lì dibattute, ma, casualmente invaso dal quel «presagio cosciente» (si passi l’espressione) che i ciechi emanano e che in loro costituisce un principio di concretizzazione, sono tentato di affermare che nella profondità delle questioni su cui si è conferito il Congresso ha dato prova di

un metodo universale

possibile, per quanto mi riguarda, solo in una fratellanza di altissimi e serenissimi spiriti. Si sarebbe detto che in quegli inviati l’usura e la conseguente perdita della vista avessero dato luogo ad una capacità superiore di meditazione che fino ad allora era stata impedita dalle sollecitazioni visive del mondo circostante. Da ciò certi poteri di comunicazione interiore di cui i ciechi sono dotati e che si rivelano totalmente inaccessibili per noi, uomini comuni.

domenica 11 aprile 2010

La solita pasta

Passa il tempo sul divano,
dopo il pranzo luculliano;
festa o no, poco importa,
oggi e sempre c’è la torta.

sabato 10 aprile 2010

I Passi Perduti - Relazione di un congresso - Parte II

§2. È opportuno intanto evidenziare l’accordo e la più che segreta disciplina in cui si sono svolti i lavori.

In effetti, trattandosi di un avvenimento che ha riunito rappresentanti di tante e tanto differenti nazioni
era impressionante osservare la precisione con la quale i congressisti si disponevano e si distinguevano tra di loro nonostante non si vedessero
tanto più che avevano dispensato, motu proprio, tutti quei servizi e quei funzionari che abitualmente prestano assistenza in queste assemblee.

venerdì 9 aprile 2010

Scorci di verità

Siamo abituati a vedere in Berlino la città capitale d'Europa, il sogno di molti giovani che cercano un lavoro e una vita diversa ma soprattutto proiettata nel futuro. Parigi, la sua storia artistica e il suo stile inconfondibile. Le tradizioni mai così gradite anche ai ragazzi della Londra, moderna, dinamica e nonostante ciò uguale da sempre a se stessa.
Il porto di Piombino. La ecologicamente corretta Friburgo.

Inoltre, la città, gli incroci, le strade e le autostrade: i non luoghi della modernità, visti però con un occhio che non guarda all'uomo e attraverso una raffigurazione che non lo prende in considerazione come sostanza, ma come presenza ed essenza dello spazio.

Ogni città perde le sue specificità nell'opera di Claudio Cionini, e così i tetti di Parigi non sono quelli che il turista o il sognatore vorrebbe vedere da Montmatre, non c'è traccia di una Potsdamer Platz nè del Big Ben, così come li conosciamo, anche dove essi sono raffigurati; case, palazzi e cieli si mescolano, assieme a marciapiedi, alberi e semafori. Le automobili, le "macchine", sono l'unico elemento che ci da la certezza della presenza umana, oltre a piccole macchie, ombre di uomini, che si intravedono - a volte.

“Siegessäule” 2009
www.claudiocionini.com

Le opere, sempre dure tavole di legno, sono pervase da una luminosità sterile e fredda, da sala operatoria; e lo sguardo è quello di un chirurgo, che analizza lo spazio tra le forme che copia dalle fotografie della realtà in cui l'artista ha vissuto e si è formato, sottolineandole con tratti di matita che, aggiunti ad opera terminata, servono non tanto a suggerire, quanto a evidenziare i piani della materia disegnata, seguendo una prospettiva che quasi sempre punta verso un indefinito, lontano, a volte luminoso ma generalmente incerto. E la materia che disegna è elemento di rottura del raffigurato, disomogenea ma non troppo, la quale, in opere che appaiono non povere di un certo sentimento realista, avvisa l'osservatore che tra lui e il mondo esiste pur sempre un oggetto intermedio; quindi le colature onnipresenti altro non sono che un espediente tecnico straniante che, in quanto tale, non va inteso, ma recepito intimamente.

Una morale prevederebbe un qualche pessimismo aleggiante su questi lavori; ma, nelle tavole, il grigiore è anche luce: è banale, ma anche la verità.

Claudio Cionini, "Scorci di Verità", dal 26 Marzo al 2 Maggio, Galleria Comunale d'Arte Contemporanea, Arezzo.