venerdì 16 aprile 2010

Aperitivo

Come preambulo a ciò che verrà è utile partire dall'antefatto. È necessario conoscere ciò che scrissi tempo tempo fa che ha poi fatto scaturire una miriade di discorsi, più o meno utili, più o meno ammalianti, più o meno divertenti.
Va precisato però che la spirale della follia giustificata solo dalla sua stessa esistenza non porta da nessuna parte, e chiudersi nel labirinto dei giochetti mentali senza filo di Arianna può essere dannoso...ma poi si trova sempre una via d'uscita.
Scrissi questo Manifesto a nome di un gruppo inesistente e completamente slegato a qualsiasi idea finale. Sentivo solo dentro di me un germe immaginativo che mi poneva quesiti e risoluzioni  del genere.

Basta indugiare adesso eccolo qua, alcuni già lo conoscono, godetevi ad ogni modo il

MANIFESTO DEL PENZIERO CON LA ZETA:
Inutile divagare sulla questione del pensiero in termini filosofici ed antropologici, in particolare perché questa è la sede in cui si parla di penZiero. Esistono varie ragioni per cui decidiamo di scrivere la parola con la Zeta. In primo luogo per provocare i grammatici più ortodossi e la nostra fossile Accademia della Crusca. Scrivere "pensiero" e le sue varianti ("penZare" e coniugaZioni) con la Zeta rappresenta per noi una provocaZione ed un atto di rottura con l'uso imperante e ormai ripetitivo della lingua italiana. Siamo a favore dell'idioletto, per restituire potere ai singoli parlanti in quanto ci opponiamo all'errore che diventa regola solo se diffuso. Al contrario l'immaginaZione del singolo si perderebbe nei meandri della folla, che nessuno sa poi cosa sia. Non vogliamo che tutti adottino la Zeta. vogliamo solo che venga diffusa l'idea della libertà di usarla. Un'altra ragione per cui desideriamo sostituire la esse con la Zeta nella parola pensiero è per sottolineare la differenZa del nostro penZiero. La gente pensa, o pensa di pensare, noi penZiamo, che è ben diverso. Una terZa ragione risiede nel richiamo di un giustiZiere messicano presente nell'immaginario collettivo: Zorro, la Volpe, il ribelle per eccellenZa, perseguitato dalle istituZioni che lo vogliono acchiappare (ma non ci riescono mai). Un po' per provocare i suoi inseguitori, tracciava una grande Zeta per segnalare il suo passaggio. Allo stesso modo, imbracciando la nostra stilografica, vogliamo lasciare un segno visibile del nostro passaggio. Infine, per avere una maggiore corrispondenZa fra il segno grafico ed il segno fonico /ts/, perché anche se è esse in realtà di Zeta si tratta e per dare voce alla carta scritta e stampata, ormai senZa perché non corrispondente a quella di un essere vivente, auspichiamo all'immediata sostituZione della esse con la Zeta. PenZateci. Z (NêZ, Piazza 
Il Campo, inverno 2007-2008)


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