lunedì 12 aprile 2010

I Passi Perduti - Relazione di un congresso - Parte III

§3. È al di là delle mie possibilità un commento sulle materie che sono state lì dibattute, ma, casualmente invaso dal quel «presagio cosciente» (si passi l’espressione) che i ciechi emanano e che in loro costituisce un principio di concretizzazione, sono tentato di affermare che nella profondità delle questioni su cui si è conferito il Congresso ha dato prova di

un metodo universale

possibile, per quanto mi riguarda, solo in una fratellanza di altissimi e serenissimi spiriti. Si sarebbe detto che in quegli inviati l’usura e la conseguente perdita della vista avessero dato luogo ad una capacità superiore di meditazione che fino ad allora era stata impedita dalle sollecitazioni visive del mondo circostante. Da ciò certi poteri di comunicazione interiore di cui i ciechi sono dotati e che si rivelano totalmente inaccessibili per noi, uomini comuni.



Poteri magnetici? Alcuni studiosi ritengono sia così. Altri sostengono che si tratti, invece, di istinti del più alto grado o divinatori; secondo questi, i ciechi posseggono una visione topografica dell’universo immediato intelligentemente ordinata in volumi, odori, temperature e suoni e arricchita da sottilissime onde premonitorie; tutto indica che la visione sarebbe concepita come un labirinto di intuizioni e valori sensoriali, la cui chiave gli è, per la loro natura, riservata in maniera esclusiva.

Comunque sia, e servendomi di una espressione di lady Hackett, direi che in quell’Assemblea lo sguardo corrotto si era prosciugato e che da esso era nata la retina consacrata.

Nessun commento: