venerdì 10 settembre 2010

CANI MARINAI da OS PASSOS EM VOLTA di Herberto Hélder

C’era un cane che aveva un marinaio. Il cane chiese a sua moglie, che cosa ci posso fare con un marinaio? Lo mettiamo di guardia in giardino, rispose lei. Non si può lasciare un marinaio libero in giardino, è troppo vicino al mare. Un marinaio è una creatura derivata, un suffisso, è necessario fare attenzione all’elemento base: il radicale mare.

Invece di fare la guardia in giardino, probabilmente cercherebbe di fuggire verso il mare. –E allora devi lasciarlo andare, disse la moglie del cane. Lui però non era d’accordo. Un fatto doveva mantenersi tale fino al suo limite estremo: chi ha un marinaio a fare la guardia in giardino deve cercare di tenerlo a tutti i costi, così come il cane, o la coppia di cani, se non avessero un marinaio avrebbero dovuto cercare di non averlo fino a non essere obbligati. –In tal caso, non ci resta che andare a vivere nell’entroterra, lontani dal mare, disse la cagnolina. E allora se ne andarono nell’entroterra, portando il marinaio al guinzaglio e con la museruola. Per la strada videro molti paesaggi. Il marinaio restò meravigliato dai paesaggi che esistono lontano dal mare. Fece diverse osservazioni a tal proposito, provocando le risa latrate dei cani che capirono di avere un marinaio molto intelligente. –Non tutti i cani sono fortunati come noi, disse il cane, conosco cani che hanno marinai stupidi. Allora loro erano abbastanza contenti e dicevano agli altri cani che incontravano di avere un marinaio eccezionalmente furbo. –Lui ha una filosofia del paesaggio, diceva il cane. Un cane di razza Serra di Estrela, che incontrarono, come è ovvio, vicino alle Montagne di Estrela, chiese loro se al marinaio piacessero le sardine. –Le adora, rispose la cagnolina. –Ovvio, disse l’indigeno. E difatti non pareva stupito. Quando arrivarono nell’entroterra presero in affitto una casa con un giardino, in cui misero il marinaio a fare la guardia. –Fai la guardia, dissero lui. Lasciarono in giardino una dozzina di scatolette di sardine ed entrarono in casa. Per sette giorni e sette notti il marinaio si mise a riflettere sui paesaggi dell’entroterra e mangiò le sardine in scatola. Poi ebbe un attacco di tosse e iniziò a girare su se stesso in mezzo al giardino. I cani lo guardavano dalla finestra e il marinaio perdeva le forze a ogni giro che faceva. Un giorno, sul calar della sera, cadde ansimante. –Il mare, lo sentirono dire. Poi entrarono in casa e andarono a dormire. La mattina presto andarono in giardino e videro che il marinaio era morto. –Era un marinaio così furbo, disse la cagnolina. –È vero, è un peccato. Sotterrarono il marinaio sotto un’acacia. Poi, visto che si erano già abituati alla vita nell’entroterra, decisero di non tornare sulla costa. Non ebbero altri marinai. –E per cosa? Diceva la cagnolina, i dispiaceri sono già troppi. E chi non le darebbe ragione?

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