venerdì 24 settembre 2010

Visione (Sogno del Cesso)

Intanto, un gruppo di amici attende all’uscita del centro commerciale che uno di loro finisca in bagno. Dentro, lo cercava senza capire in che bagno si fosse cacciato. Aveva già provato a chiamarlo in vari, ma sempre senza risultato, e sempre tutti occupati o tutti vuoti. Fu in questo dove si trova ora che ebbe la visione. Da sotto le porte di ognuno dei numerosi cessi, adesso più numerosi che mai, sbucavano gonne multicolorate nemmeno poi tanto sfavillanti; una di fiori rosei, un’altra più verde, ora più blu, e molte altre fantasie di tutti i colori e nere da diapositiva positiva. Un giallo, in contrasto con quel profondissimo nero, in una che le rimase impressa anche nei giorni successivi. La cosa che più appariva come strana, in quelle gonnelle, era che nessuna pareva essere stata calata dalle cosce proprietarie.

Casa mia (2009)

Inoltre, i bagni adesso parevano disporsi su più piani, almeno due sembrò per alcuni giorni dopo la visione, ma sicuramente ce ne erano degli altri, e questi non erano apparsi sovrapponendosi, ma sottoponendosi, perché l’ingresso del bagno, ora, era seguito da una scala che si abbassava gradualmente, senza fretta, e lasciava scoprire cessi e cessi scendendo nelle profondità del centro commerciale fino all’inferno, o cosa ci sia non è dato saperlo, però giù parecchio. Senza dubbio, in questo inferno figurato, non c’era alcun odore. Non ricorda, almeno, alcun odore nonostante sempre più frequentemente si udissero venire da quelle gonne incollate e impassibili sui propri troni rumori del corpo; un bagno pulito con luce da neon. Perché si fissò nel ricordo quel giallo, perché si trasformò nel frattempo in un piano ordinato di caselle colorate la gonna, senza piega, rettissimo, corretto, retto, e da questo con un movimento impercettibile ma poi chiarissimo, sebbene lento e quasi pesante, una farfalla velenosa – esisteranno questi insetti anche mortalmente, e non sentono un desiderio di morte loro che tanto poco vivono, desidereranno certamente uccidere qualcuno nelle misere ore in cui le confina l’esistere cambiati e il preessere tanto largo, per così dire – accompagnata ora da uno sciame intero di bestioline. L’impressione fu che, alzatesi in volo, lo facessero o per attaccare come aerei immondi o per liberare una sala dopo un congresso noioso, o interessante in parte ma sempre e comunque, in entrambi i casi, moralmente accresciute. Provò di nuovo a chiamare, e la voce dell’amico ora lo raggiunge e gli diceva che aveva quasi fatto e lui o lei lasciarono il bagno senza che la visione avesse lasciato loro. Quella notte sognò il liceo.

1 commento:

NêZ ha detto...

Grazie per avermi fatto leggere questo post subito dopo aver visto Inception al cinema.