domenica 8 agosto 2010

INVIDIA


Guardavo l’immobilità delle cose attraverso uno specchio d’acqua
Guardavo il fluire dell’acqua attraverso la fissità delle cose
Sentivo il vento e non lo vedevo
Sentivo il calore del sole e non guardavo
Mi servirebbero un paio d’occhiali scuri
Un cannocchiale per vedere vicino il lontano
E il vicino da lontano
Capovolgendo il cannocchiale
Una borsa della coop
Un guanto strappato
Un neo sulla guancia
I capelli neri
Una voce divina
Un’anima gemella
Sulla superficie della tua pelle vedo tanti puntini
Sto usando una lente d’ingrandimento
Per motivi futili
La futilità di certi oggetti
La carta igienica nei gabinetti
Non buttare gli assorbenti nel water
Assorbono il mare
E le cose
E le vite
E ci ritroviamo sulla spiaggia
Un giorno d’inverno
Il mare d’inverno (e qui non viene mai nessuno a farci compagnia, cit. Enrico Ruggeri)
E ci guardiamo le scarpe
E, e un cotton fioc
E un preservativo, bucato
Uso il movimento dell’acqua
E l’immobilità delle cose
E ti dico, gentilmente,
-Torna a casa
I tuoi oggetti sono vivi
La tua roba parla
Io parlo con Dio
Ma tu non sei quel Dio
Parlo con Dio
E rido, nervosa
Perché se rispondo parlo col vento
E tu sei vicino a me
E pensi alla tua roba
E sei contento
E io penso: vaffanculo
La tua semplicità
Le tue regole
Le tue cose.
Il mio capo
È su questa spiaggia
Nel calore del sole
Viaggia col vento
E fluttua nell’acqua
E ti guardo e ti direi
Vaffanculo
E ti stimo
E ti invidio.

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