mercoledì 4 agosto 2010

Appunti di Germano: Aspetti cronologici della traduzione (1985)

6.
Quando studiavamo letteratura comparata, mi insegnarono che la traduzione era il mezzo testuale attraverso il quale il testo originale veniva trasposto in un'altra lingua; i professori, all'Università, insistevano però con quei discorsi volti ad un unico scopo, ovvero sbolognare l'idea che non si tratta di un semplice trasferimento di idee, ma di un processo di modifica del sistema culturale in cui l'opera arriva, tradotta e contenta. Io non ci ho mai creduto, vedendo tra traduzione e opera un rapporto meno stretto di quanto ne avessero, ciascuna per conto proprio, con l'insieme di significati che il lettore ricavava, ancora per conto proprio, da ciascuna.



15.
"La traduzione è un modificatore sociale, un'arricchimento della cultura di cui la lingua di arrivo è rappresentante" (mi hanno prima fatto credere che il positivismo era morto, sepolto sotto il mare assieme al Titanic e trincerato sul fronte Occidentale; ora invece quelli pensano ancora che l'arricchimento sia il destino finale della società moderna: quando anche la nostra crescita economica è continuamente - e non potrebbe essere altrimenti - arrestata con continuità)

17.
La traduzione viene prima o dopo l'opera tradotta? Dopo... ?
La traduzione è un processo. La traduzione però è anche il risultato del processo. La traduzione è il risultato del processo? Io chiedo, e non retoricamente; perchè se la risposta fosse scontata, noi saremmo adesso già certi, ad una cinquant'anni, di quale sia il vero compito del traduttore.

24.
La relazione tra lettore e opera è più importante di quella tra autore e lettore, o autore e opera. Il lettore è l'unico che, con terzietà, instaura con il testo quel rapporto a cui si può dare l'attributo di artistico.
La traduzione è uno strumento inefficace per coloro che vogliano capire l'originale; serve, ed è vero, solo al lettore bilingue, e ha valore di critica. Ma al lettore bilingue criticamente formato non serve uno strumento come la traduzione, in quanto ha accesso all'opera per conto proprio.
Con questo, la traduzione è un'opera a parte, che esiste indifferentemente prima o dopo l'originale.

25.
Se non si capisce l'indifferenza della posizione cronologica della traduzione, rispetto all'epoca e rispetto - soprattutto - all'originale, sarà impossibile capire la potenza dello strumento critico/comparativo di questa. Slegare la traduzione dalla subordinazione temporale a qualcosa di altro è il necessario andamento delle cose; ed è anche il modo per situarla, come è bene fare per tutto, fuori dai generi letterari.

(estratti da un diario di traduzione)

6 commenti:

NêZ ha detto...

Maro' e che dè, li frammenti di Pessoa?!

M. M. ha detto...

nota 111. il traduttore ha spesso dei seri dubbi esistenziali, si chiede: ma chi me lo fa fare? e poi continua a lavorare essenzialmente per diletto.

NêZ ha detto...

nota sparsa: puoi dir di sì, puoi dir di no ma questa è la vita

Tu peux dire oui, tu peux dire non, mais c'est ça la vie

You can say yes, you can say no, but that's what life is

Puedes decir que si, puedes decir que no, pero esa es la vida

Podes dizer sim, podes dizer não, más isso é o que a vida é

Du kannst ja sagen, du kannst nein sagen, aber das ist das Leben

Hurhohfu gfhfif, hurhohfu hgug, hdgoij fhg du rui

A dir poco avrò fatto errori, anche nell'ultima.

NêZ ha detto...

Questo era diletto, ovviamente

Perché il traduttore è così: uno che si gode la vita.
Ciao cara, avrei voglia di chiamarti col tuo vero nome.

g.c. ha detto...

In realtà manca la traduzione (psuedo) finnica:

Puppuokko dikkir dikki sikki, puppuokko dikkir dikki nokko, mappa quppuekkestappa ekke lappa vikkitappa.

O qualcosa del genere...

M. M. ha detto...

nokko è bello!