domenica 18 aprile 2010

ANIMALI D'EUROPA - Bichos (1940) le bestie di Miguel Torga a puntate poco appuntate

MAGO

Mago respirò a fondo. Dilatò le narici riempiendo il petto d’aria o di chiar di luna, non ne era certo, perché la notte era chiara come il giorno e immobile come una montagna. Ma, di frescura o di luce che fosse, quell’onda bevuta in un sorso lo inondò, facendo scorrere su tutto il suo corpo un fremito di nuova vita. Allora si stirò tutto, ritto sulle quattro zampe, incurvò la schiena rimanendo fermo così per qualche istante: solo muscoli, tendini e nervi, con le ossa che scricchiolavano dalla testa ai piedi. Accidenti, non ne poteva più! Quell’afa nella sala lo stava annientando. Lo lasciava senza forze, tonto, floscio e calduccio come la coperta di lana sulla quale dormiva. Certe volte si può toccare proprio il fondo! Ah, ma quel degrado doveva avere fine! La signora Maria da Glória Sância non poteva certo pensare che sarebbe stato disposto a lasciarsi stare per sempre su quelle gambe flosce da zitella. Ci mancherebbe altro! E, se aveva ancora qualche dubbio, che osservasse con attenzione ciò che stava succedendo in quel preciso momento: lei a russare sola, su quel morbido letto, mentre lui riempiva i suoi polmoni di ossigeno e libertà. Di sicuro avrebbe aspettato che si addormentasse e, solo allora, blandamente, sarebbe scivolato dalle sue braccia fin sul tappeto e dal tappeto per strada passando dalla porticina di cucina. È una questione di delicatezza, nient’altro. Perché, in fin dei conti, non c’era nessun motivo di fare le cose brutalmente, offendendo chi lo amava… Diavolo, è pur sempre la signora Maria Sância, colei che ha legato al suo collo un filo d’oro! Pensando bene era per questo e altro che era arrivato a quella bella situazione…

- Ho sentito dire che non mangi più sardine

- Balle! Le mangio tutti i giorni…

- E che non cacci più.

- Ho cacciato anche stamattina.

Scherzi da matti. Certo, era vero, le coccole della signora Sância avevano modificato i suoi gusti… Metteva lui dei bocconcini sotto gli occhi, lo tentava! E aveva pure scelta, e che scelta! Quanto ai topi, che bisogno aveva di perder tempo, osservando un buco per tre ore, senza batter ciglio, aspettando un povero diavolo che russava infilato là da qualche parte? Lasciamoli in pace! Le cose sono come sono. In ogni modo, mangiava ancora il merluzzo crudo e con grande onore metteva la zampa su qualche farfalla bianca, per non parlare delle rondini appena nate e dei passerotti che acciuffava per divertimento in Primavera. Che demonio!

- Di casa mai non esci, sempre lontano dagli usci…

Era vero, usciva poco. Erano altri tempi, altre abitudini. Pasteggiava e poi si lasciava stare sui cuscini… Digestioni difficili, si abbioccava… certe volte cercava di reagire. Ma quella vecchia del cavolo non appena lo vedeva mettere il capo fuori dall’uscio diventava pazza! E come una sirena:

- Mago! Mago! Bestiola, bestiolina!

E lui allora tornava sul letto. Contrariato, come è ovvio. Macché! Era una pappa… una pappa bella e pronta! Che altro rimedio aveva se non tornare indietro e, raccogliendo con discrezione le unghie, godere delle morbide carezze sul collo della padrona…


(continua...)

1 commento:

NêZ ha detto...

Due post di fila pubblicati alle 19.19 (anno della morte di Jacques Vaché).