sabato 3 aprile 2010

Pluralismo di codici, ovvero 2 parole 2 su chi sa le lingue e legge.

La poesia ha tra i suoi espedienti l'ambiguità del segno grafico. Il segno grafico dice più cose contemporaneamente, secondo il codice che noi vogliamo utilizzare; e questo è assodato. Tuttavia l'artistico non è la relazione tra il segno e il codice, che riguarda piuttosto una comunicazione diretta, non ambigua, lineare.
Passami il sale, ecco.
Noi vogliamo far riflettere sull'interpretazione personale del testo, e non come un professore moderno di scuola media; la fantasia del bambino non vale come critica, anche se suggerisce spunti di indagine interessanti, e non possiede i requisiti teorici. Possiamo cominciare a riflettere, invece, proprio con un elemento teorico, che piacerà agli H-demici, quale è la commistione di codici e la sovrapposizione di piani interpretativi.
Il lettore da manuale non gode di nessun tipo di rispetto, neanche del minimo che si deve all'intelligenza. Non si pensa mai, per esempio, alla pluralità del codice: egli è costretto nella sua lingua, o nel suo bilinguismo. Eppure, essendo a conoscenza del fatto che sia il latino che il greco sarebbero stati noti ai destinatari della loro opera, i romani copiavano dai greci lasciando che la lingua di questi ultimi venisse fuori dalla loro - segno che la multiculturalità è importante, almeno in circostanze tali da giustificare una conoscenza di segni di diversi codici.
La ricezione di un testo è un processo che passa attraverso gli innumerevoli codici che il lettore può, arbitrariamente, accettare o escludere. Per questo è un processo personale, e tuttavia non creativo.
Una rosa, anche se la chiamassimo culo, profumerebbe lo stesso?
Eh?
E, soprattutto, alla luce di quanto detto, chi saprà cogliere l'arte della poesia "Come"?
Le domande che poniamo non sono retoriche, ma richiedono - specialmente la seconda - una risposta che attendiamo ansiosamente.

1 commento:

NêZ ha detto...

E che io non ti darò! Anche perché dovrei rileggere tutto almeno due volte col cervello fuso che mi ritrovo in quest'ora del giorno - sabato venti alle sei.
Eh!?